martedì 27 novembre 2007

Sorbona, reminiscenze del '68

Sono passati praticamente quarant'anni dal famoso "maggio francese" del 1968, ma la Sorbona continua ad essere - ciclicamente - l'epicentro delle proteste studentesche d'oltralpe. Inotroduzione di capitale privato nelle università il motivo principale di queste manifestazioni che seguono - solo di pochi giorni - gli scioperi nel settore dei trasporti e dell'impiego pubblico. Il Rettore ha deciso di chiudere la Sorbona per alcuni giorni (la riapertura c'è stata il 26 Novembre) visti gli scontri tra una parte dei manifestanti e coloro che volevano entrare a far comunque lezione. Ho scelto di inquadrare la situazione con il video inserito, fotogramma di una delle proteste che spesso si ripetono in un Paese consapevole dei propri diritti. Da condannare - comunque - gli scontri avvenuti con coloro che volevano entrare a far lezione: il diritto a manifestare è una basilare prerogativa della democrazia così come il diritto a non parteciparvi.

domenica 18 novembre 2007

La forza di ricominciare











Il sorriso. E' la cosa che più mi ha colpito di questi due incredibili personaggi. Dopo i loro gravissimi incidenti, una volta svegli ed in grado di parlare, sorridevano. Ringraziavano per essere ancora qui, su questa terra e con la vita ancora da consumare, anche se in una nuova condizione. Senza un braccio Julio Gonzalez, senza le gambe Alex Zanardi. La voglia di vivere a volte sa regalarti una forza inaspettata, ti permette di superare ostacoli che prima neanche avresti provato a sfidare, ti dona quella pace interna che ti fa sorridere di tutte le futilità che ti circondano. Impari ancora di più ad amare la vita. Julio Gonzalez lo aveva detto che voleva tornare a giocare a pallone: finalmente c'è riuscito - il 16 Novembre - nelle fine del Tacuary in Paraguay - il suo paese d'origine - dove è tornato dopo che da noi gli è stata negata l'idoneità agonistica (aveva ripreso ad allenarsi col Vicenza). Alex Zanardi, invece, è tornato alla sua passione - l'auotomobilismo - già da qualche anno. Ha ripreso a correre ed ha ricominciato a divertirsi. Quando si parla - spesso a sproposito - di eroi, mi vengono sempre in mente personaggi di questo calibro, in grado di farti riflettere, con un semplice sorriso, sui tanti stupidi problemi a cui ognuno di noi da - ogni giorno - un peso sbagliato.

sabato 17 novembre 2007

Una farsa infinita

Continuano a prenderci in giro. Lo fanno tranquillamente ormai, non serve neanche più dare valide spiegazioni per le loro decisioni. Si sceglie sempre la via più facile. Si associa il termine ultrà - con una generalizzazione francamente sconfortante - a quello di delinquente, indistintamente. E' totalmente sbagliato, così come lo è pensare che tutti i membri delle forze dell'ordine siano degli assassini o che tutti i romeni siano dei criminali. Un'informazione corretta, imparziale, in grado di raccontare gli avvenimenti senza lasciarsi trasportare dall'onda emotiva, dovrebbe essere la prima - condannando qualunque forma di violenza - a fuggire dalle generalizzazioni, aiutando l'opinione pubblica a fare altrettanto. Dovrebbe poi soprattutto fungere da stimolo costante per le istituzioni, porle davanti alle proprie responsabilità, "urlargli in faccia" che chiudendo stadi e curve si crea danno solo a quelle tante brave persone che vogliono andarsi a godere una partita. I Giornalisti dovrebbero incalzare i politici, dirgli che è una soluzione di comodo quella di ridurre scontri e tafferugli all'ambito calcistico, chiedergli di sdradicare la violenza dalla società, non dal calcio. Perchè la violenza prende il pallone solo come pretesto, lo sta progressivamente distruggendo senza che si riescano ad attuare provvedimenti che individuino in maniera incotroveretibile il problema e - se non risolverlo - possano almeno circoscriverlo. Ma è così utopistico avere anche una singola ed isolata legge che non allontani da questo sport solo chi lo ama davvero e in maniera sportiva? Ed è così complicato trovare dei giornalisti che - anche se costretti ad arrivare primi sulla notizia - verifichino dati e fonti? E' la base del giornalismo: meglio arrivare un secondo dopo ed avere una notizia certa, che uno prima trovandosi poi - però - a dover rettificare. Credo che per arrivare ad avere un cambiamento intelligente si debba colpire in quel punto che per troppe persone è il più doloroso: il portafoglio. Il giorno in cui gli stadi italiani saranno totalmente svuotati delle persone perbene si sta avvicinando, ma di questo passo inizieranno anche a crollare gli abbonamenti alle pay-tv ed alle varie televisioni digitali terrestri: vedrete allora quanto poco tempo impiegheranno ad affrontare correttamente il problema e risolverlo.

sabato 10 novembre 2007

Mi ha sempre colpito la totale incapacità di salvare migliaia di bambini costretti a mendicare, lavare i vetri o rubare. Le immagini dei passanti cui vengono sottratti i propri averi alla stazione di Milano ha fatto riscoprire ai nostri politici che esiste anche questo fenomeno e come, al solito, si è subito sollevato un ipocrita sdengo. Sono almeno un paio di decenni che minori provenienti dall'est vengono sfruttati permettendo ai loro aguzzini di avere guadagni astronomici. Si è urlato anche in questo caso alla necessità di sicurezza ma non si riesce - perchè vogliamo essere buoni diciamo così - ad avere dei servizi sociali degni di un importante paese europeo ed in grado di contribuire alla drastica riduzione di questa vergogna. Siamo "rappresentati" - per la stragrande maggioranza - da persone che non hanno la benchè minima idea della vita reale dei cittadini, perchè - probabilmente - hanno i vetri delle loro auto blu troppo scuri per rendersi conto che un bambino passa tra le macchine a chiedere l'elemosina. E' uno dei problemi principali di questo Paese: non si possono risolvere le cose se non si ha la più pallida idea delle situazioni su cui bisogna intervenire.

venerdì 9 novembre 2007

Nel paese del troppo tardi

Si dice - spesso - che le morti possono essere evitate. E' una cosa banale, ma è assolutamente vera. Peccato però che questa frase non sia riferibile all'Italia, dove "abbiamo bisogno" delle morti. E' l'unica scintilla che riesce a smuovere i nostri negligenti politici che si ricordano dei problemi solo di fronte ad efferati delitti. E quando accade, si prodigano in tutti i modi per cercare di trovare una soluzione che risolva in breve tempo il problema. L'omicidio della signora Giovanna Reggiani ha fatto destare una parte politica dal lassismo con cui viene affrontato il problema dell'integrazione ed ha dato spunto a qualche sconsiderato di sfruttare - per biechi giochi politici - questo tragico evento. La speculazione ha contribuito a far riaffiorare mai sopiti rigurgiti di xenofobia, sfociati in alcuni casi di violenza come - ad esempio - il raid di Tor Bella Monaca. Quello che mi piacerebbe tanto mi venisse spiegato dai politici è perchè non si riesce a trovare una soluzione democratica e matura per l'integrazione tra i popoli nel nostro Paese. Poi vorrei chiedergli perchè in Italia si fanno ciclicamente gli indulti e non si ipotizza mai di costruire più istituti penitenziari, visto che mi sembra leggermente sproporzionato il rapporto tra i 43.000 posti nelle patrie galere e i 60 milioni di abitanti che popolano il suolo nostrano. Vorrei inoltre chiedergli perchè sia così complicato far scontare la giusta pena a chi se lo merita e poi - soprattutto - vorrei domandargli se sanno che un solo romeno su circa quaranta appartiene all'etnia rom (fonte La Stampa), se hanno la benchè minima idea della storia, della cultura e dell'identità di queste persone, perchè per poter prevenire od affrontare un problema bisogna conoscerlo a fondo. Vorrei poi farmi dire se è indispensabile fare costantemente brutte figure con l'Unione Europea e vorrei chiedere, infine, se sia ancora possibile discernere tra chi è delinquente e chi non lo è. Alla fine rivolgerei tutte queste domande ai giornalisti, sempre meno cani da guardia della democrazia e sempre più megafoni dei potenti. Documentatevi prima di affrontare i fatti.

giovedì 8 novembre 2007

Il Maestro ed il Barone

Se ne vanno quasi contemporaneamente due persone che nella mia vita hanno rappresentato due icone, due esempi da seguire. Entrambi meravigliosamente ironici, entrambi professionali all'infinito, entrambi amanti dell'etica nei rispettivi campi. Liedholm mi è sempre stato portato da mio padre – grande romanista – come esempio di correttezza, galanteria e sportività, Biagi l'ho sempre ammirato per la sua indefessa ricerca della verità oltre qualunque pressione editoriale o simpatia politica, lavoratore su quel campo che molti giornalisti troppo presto dimenticano di frequentare. Voglio evitare coccodrilli che lascio a chi – sicuramente molto più bravo di me – ha avuto modo di conoscerli e di condividere con loro tanti bei momenti. Ci mancheranno i geniali aforismi del Giornalista e gli insuperabili aneddoti dell'Allenatore ma - soprattutto - sentiremo la loro mancanza per tutto ciò che hanno rappresentato, per aver vissuto insegnando - anche insonsciamente - senza mai passare di moda.