sabato 20 ottobre 2007

Myanmar, le due facce della morte




Chissà cosa sarebbe accaduto se in Italia, nel 1924, fosse esistito you tube, i videofonini, le macchine fotografiche digitali e qualcuno avesse avuto la possibilità di documentare l'omicidio Matteotti, condividendolo poi praticamente con tutto il mondo. Chissà cosa avrebbe potuto generare nell'Italia ai suoi ultimi sospiri democratici, un video che dimostrava incofutabilmente come fossero state le "squadracce" fasciste ad eliminare il deputato socialista. Oggi, ad 83 anni di distanza, la tecnologia ci consente di "bucare" un regime, di insinuarci tra le sue crepe e vedere tutte le brutalità perpetrate. L'uccisione del reporter giapponese ha nella sua tragicità un incredibile lato positivo: la tecnologia ci permette di vederlo, di sapere che è successo, di conoscere la verità in un paese comandato da persone abituate a imporre solo la propria verità ufficiale. Anche coloro che fanno parte della schiera dei pessimisti della rete, non possono che apprezzare le incredibili possibilità fornite dalla stessa, come quella di gridare al mondo che sono ancora tanti i paesi in cui democrazia e diritti sono solo una malinconica utopia. C'è un elemento in particolare che mi colpisce di questo video è riguarda proprio la sua "amatorialità": ha un'incisività che spesso manca nei servizi del telegiornale, dove non sempre basta utlizzare correttamente audio ed immagini. E' probabilmente proprio questo il presente ed il futuro della comunicazione: video di ogni tipo, che possono essere notizie importanti, riversati in qualunque momento della giornata coi "desk" delle varie redazione ad inseguirli per commentarli e dare la notizia tramite i mezzi di comunicazione tradizionali. Sembra quasi un ricorso storico: il giornalista che - a causa del computer - da inviato sul campo si stava sempre più trasformando in "soprammobile della redazione", è costretto a tornare a cercare in giro per la strada le notizie, a fare davvero giornalismo anche - se non sopratutto -con la sua telecamera. Siamo probabilmente nel post-tecnologico.

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